Contributo di
Stefano Beccastrini
In morte di Lorenzo
Tomatis
Presentato in occasione
dell’Assemblea costitutiva dell’Associazione FUTURO e/è
SALUTE (Cortona, 28 settembre 2007)
Pochi giorni fa è morto
Lorenzo Tomatis: un grande medico, un insigne maestro, un uomo perbene,
un amico dei cittadini e dei lavoratori la cui salute è messa
a rischio dalla società dei consumi, dalla troppo diffusa libertà
d’inquinamento, dalla pavida acquiescenza di troppi politici e
dalla vile – quando non prezzolata – benedizione di troppi
cosiddetti luminari della scienza.
Lorenzo Tomatis qui a Cortona, così come nella vicina Arezzo,
era di casa in quanto proprio ad Arezzo si trova la sede nazionale dell’ISDE
(l’Associazione Medici per l’Ambiente) del cui comitato
scientifico internazionale era presidente (proprio a Cortona l’ISDE
si è costituita nel 1990 e ha fatto, anche in tempi recenti,
molte delle sue iniziative: tutte interessanti, per attualità
tematica e presenza di relatori di valore, ma anche, almeno per me ma
credo anche per gli altri, in quanto occasione d’incontrare Lorenzo
e di apprendere – magari soltanto scambiandoci due parole durante
le pause - dalla sua intelligente umiltà, dalla sua aperta disponibilità
al dialogo, dalla sua attenzione alle cose del mondo e soprattutto a
quelle degli esseri umani, dal respiro e dall’orizzonte internazionale
delle sue conoscenze e delle sue riflessioni sempre profonde).
Per chi, come me, ha letto entusiasmandosi - ancora da studente in medicina
eppoi da medico neolaureato e subito orientato a farsi operatore della
prevenzione primaria – i suoi libri (“Il laboratorio”,
“La ricerca illimitata”, …) eppoi ha avuto, più
in là con gli anni, la fortuna di conoscerlo, di frequentarlo
(l’ultima volta che ci siamo incontrati, qualche mese fa, gli
ho regalato il mio libro sul cinema e la medicina, e lui mi ha regalato
il suo ultimo “romanzo” – così lo chiamava,
in realtà era una autobiografia appena mascherata – “Il
fuoriuscito”), di militare nella stessa associazione (quella,
appunto, dei medici per l’ambiente)… è molto forte
la tentazione di lasciarsi andare – commemorandolo oggi - ai ricordi
commossi è all’evocazione dolentemente nostalgica dei momenti
passati assieme.
Credo però che una simile commemorazione non gli sarebbe piaciuta:
Renzo era una persona di sobrio carattere, di austera moralità,
di poche e dense parole (seppur spesso anche ironiche, scherzose, disposte
al riso proprio e altrui) e non gradirebbe essere rammentato con quel
tono sentimentale che, seppur intimamente sentito e sincero, finisce
inevitabilmente col farsi, da elegiaco, in qualche misura retorico.
Avrebbe certamente preferito una commemorazione più “alla
Tomatis”. Innanzitutto breve e concisa. Poi, orientata più
a mettere in luce i suoi meriti di scienziato e di uomo socialmente
impegnato che quelli personali (che pure erano il presupposto etico
e direi biografico degli altri). Infine, più indirizzata a trarre
dalla sua, purtroppo esistenzialmente conclusa, esperienza d’uomo
perbene e di ricercatore scientifico indirizzi su cosa fare domani,
anche senza di lui (ma nel suo pensiero trovando consiglio), piuttosto
che ricordi di ieri, quand’egli era ancora tra noi.
Cercherò di attenermi a tali, tomatisiani, principi, validi anche
per la sua commemorazione.
Lorenzo era un grande scienziato e un grande ricercatore (basti dire
che è stato per anni direttore dello IARC, l’Agenzia per
la ricerca sul cancro dell’OMS, con sede in Lione, ove è
morto) ma fu costretto a lasciare l’Italia, ove un serio ricercatore
aveva (ha?) scarse prospettive di lavoro, perché le attività
di ricerca erano (sono?) feudalizzate e clientelari oltre che scarsamente
finanziate (a meno che non facessero comodo a qualcuno). Ricordarlo
degnamente significa dunque lottare affinché, in futuro, ciò
non avvenga più (avviene tuttora, purtroppo).
Lorenzo credeva nella prevenzione primaria (per merito suo conosciamo
ormai gli effetti cancerogeni di molte sostanze, utilizzate nei cicli
lavorativi ed emesse nell’ambiente) e nell’informazione
e nella comunicazione del rischio ambientale-sanitario, in tema di cancerogeni
e d’altro, ma gli ci vollero anni (e ci volle il coraggio dell’OMS
in una fase – eroica, coraggiosa, ormai appartenete al passato
– della sua attività istituzionale), per poter, appunto
tramite lo IARC, fare questo tipo di verifiche e diffonderne, tra gli
ostracismi di non pochi potentati industriali e politici, i loro, spesso
terribili, risultati. Nei suoi ultimi anni di vita e di attività
professionale, era molto amareggiato per la rimozione (la “grande
dimenticanza” la definì in uno dei suoi ultimi scritti,
l’editoriale per il numero sull’inquinamento atmosferico
della rivista GEA) che la prevenzione primaria aveva subìto,
ovunque e anche in Italia, a favore dell’enfasi dedicata alla
prevenzione secondaria e alla terapia, funzionale all’egemonia
di una medicina sempre più ipertecnologica e commerciale, privata
o aziendalizzata che sia, comunque sempre meno interessata agli aspetti
preventivi e partecipativi della difesa della salute personale e sociale.
Ricordare degnamente Renzo (che univa sempre disincanto e amarezza,
quando necessari, a testardaggine e speranza: per esempio, in quell’editoriale,
salutando la positività del regolamento REACH proposto dall’UE)
significa continuare questa sua battaglia a favore della prevenzione
primaria: una battaglia scientifica, sociale e politica a un tempo.
Lorenzo era convinto che occorresse una stretta alleanza tra quanti
lavoravano per la promozione della salute e quanti lavoravano per la
protezione dell’ambiente (senza che, per far questo, sia necessario
far parte dello stesso ente). Per questo credette fortemente nell’ISDE
e con passione rivestì il ruolo di presidente del suo comitato
scientifico internazionale fin dalla sua costituzione. Ma ciò
che osservava con tristezza, anche nel nostro Paese, era che invece
tale alleanza non c’era ed era poco cercata, anzi si tendeva a
dimenticare anche quanto, in passato, in tal direzione si era fatto
(faccio un solo esempio: sono anni che attendiamo l’atto di indirizzo,
per la cooperazione tra ASL e ARPA, previsto dal Bindi Ter e su cui
aveva lavorato la cosiddetta commissione Oleari, ma esso non esce, chissà
in quale cassetto del Ministero della Salute o di quello dell’Ambiente
giace e, del resto, non si riuscì, nonostante molti tentativi
fatti a tale scopo, a far scrivere due righe sull’argomento neppure
nell’enciclopedico Programma con cui Prodi andò alle elezioni).
Ricordare degnamente Renzo significa, anche, porre al centro del nostro
agire una visione non soltanto tecnologico-aziendale ma anche e soprattutto
socio-ecologica della salute.
Commemorare degnamente Lorenzo significa, insomma, restare testardamente
fedeli ai principi, ai pensieri, ai metodi che ci ha insegnato (al pessimismo
della sua intelligenza e all’ottimismo della sua volontà,
mi verrebbe da dire). C’è da augurarsi che l’associazione
cui stiamo qui dando vita sappia farli propri.
Stefano
Beccastrini
Comitato Scientifico
ISDE Italia