Contributo di
Patrizia Gentilini
Ricordando Lorenzo
La notizia della scomparsa a
78 anni, a Lione, di Lorenzo Tomatis ci ha lasciato desolati e sgomenti:
siamo tutti più soli, vorrei dire orfani. Questa morte era attesa,
da tempo Lorenzo combatteva con coraggio e dignità contro quella
malattia a cui aveva dedicato tutta la sua vita di ricercatore e medico,
ma non per questo il vuoto che lascia è meno grande. Fino all’ultimo
momento di vita la sua voce pacata, il suo silenzio paziente, la sua
lucida intelligenza, era lì, per noi, per ascoltarci innanzi
tutto, per correggere il nostro lavoro, per scrivere un commento, per
rispondere ai nostri dubbi, per darci un consiglio sempre discreto e
puntuale, per indicarci ancora una volta la strada. E la strada che
Lorenzo per tutta la vita, non solo a noi, ha indicato era quella di
una Ricerca e di una Medicina che mai, e per nessuna ragione, poteva
essere disgiunta dal suo fine ultimo: quello di essere sempre e comunque
al servizio dell’ uomo, della sua salute, della sua dignità.
Lorenzo Tomatis è stato un ricercatore in campo oncologico di
fama mondiale, negli anni in cui ha diretto la IARC (Agenzia Internazionale
per la Ricerca sul Cancro) ha posto le basi scientifiche e metodologiche
della cancerogenesi, identificando e classificando gli agenti inquinanti
e le loro conseguenze per la salute umana. Lorenzo ha sempre strenuamente
difeso e posto l’accento sul ruolo della Prevenzione Primaria,
ovvero sulla tutela della salute attraverso la riduzione dell’esposizione
alle sostanze nocive che - come lui diceva - non smettono di essere
tali una volta che escono dalle fabbriche o sotto latitudini diverse
…
Purtroppo non è stato ascoltato; certamente oggi, anche per questo,
il mondo è più iniquo, sofferente, avvelenato. Tutto sembra
ormai ineluttabile, così Lorenzo chiamava quella sorta di oblio,
quella rassegnazione, quello stringersi nelle spalle che sembra avere
contagiato tutti, che ci porta ad accettare ogni compromesso, ogni sopruso,
che ci porta a pensare che niente e nessuno possa ormai arrestare la
deriva del nostro mondo, come se non fossimo più essere capaci
di progettare il nostro destino, di pensare, di sognare, di ricercare
salute equità, pace.
In questo mondo malato lui vedeva una medicina parimenti malata, sempre
più tecnologica ed orientata esclusivamente alla cura, ma sempre
più lontana dalla ricerca delle vere cause delle malattie. La
chiamava: “la Grande Distrazione” … “una follia
riduzionista sembrava essersi impossessata della mente di gran parte
dei ricercatori”… “ogni laboratorio doveva scegliersi
… il suo gene”; il ricercatore andava a caccia della proteina
alterata, senza più domandarsi il perché di quel danno.
Nel corso del suo lavoro, Tomatis ha dovuto assistere all’acquiescenza
di ricercatori e scienziati che, condizionati sempre più dagli
interessi economici delle grandi corporation, producono risultati ambigui
e confondenti in modo da rimandare ogni misura di prevenzione, molto
più attenti a non ridurre i profitti di chi comanda piuttosto
che a proteggere la salute pubblica. “Quando mi sono lasciato
comprare? Quando ho capito che la ricerca è al servizio del potere
e che il ricercatore è un’oca che produce uova d’oro
e che quell’ oro andava tutto sulla tavola di chi comanda”
: queste sono le parole di un suo collega riportate nell’ultimo
libro autobiografico di Lorenzo, Il Fuoriuscito, in cui già il
titolo bene esprime la sua volontà di porsi fuori da questo sistema
malato, un sistema in cui non è stato per lui più possibile
riconoscersi.
L’attività letteraria di Lorenzo è l’altra
grande espressione della sua personalità: Tomatis infatti non
è stato solo un grande medico ed un grande ricercatore, ma anche
un grande scrittore e proprio nei suoi romanzi egli rivela la sua umanità
più profonda. Nelle anamnesi alle vecchiette che si protraevano
oltre misura o nell’abbraccio di Giannino che gli butta i suoi
i braccini attorno al collo quando Lorenzo lascia il suo primo lavoro
in un sanatorio c’è tutto lo struggimento di un Medico
di fronte al dolore ed alla sofferenza, specie a quella innocente di
un bambino. Lorenzo non era religioso ed ancor più, proprio per
questo, la sua pietas ci commuove. Quanto rammarico, nei suoi occhi
e nelle sue pagine, per i malati, i morti, per le sofferenze evitabili
ed inutili, specie quelle dei bambini sacrificati sull’altare
degli interessi e del profitto!
L’infanzia! Lorenzo aveva ben chiaro lo scenario che si va preparando
ed il prezzo che pagherà chi verrà dopo di noi per il
degrado e l’inquinamento generalizzato dell’ambiente. Non
potrò mai dimenticare le parole da lui pronunciate il 24 novembre
2005, all’inizio dell’audizione in Comune a Forlì:
“le generazioni a venire non ci perdoneranno il danno che noi
stiamo loro facendo”. Mi piace anche ricordare le altre parole
che, sempre in quell’occasione, Tomatis ci disse: “a Forlì
ho visto la scintilla del cambiamento e da una scintilla può
nascere anche un grande incendio ….è il momento della Resistenza
”.
Lorenzo, potrei continuare a riempire pagine e pagine pensando a te,
certa che non arriverei mai ad esprimere compiutamente tutto ciò
che sento, in particolare l’amicizia, l’affetto, la gratitudine
…
Sono sicura di esprimere in questo momento anche i sentimenti di tanti
e tanti cittadini di Forlì che hanno avuto la grande opportunità
di conoscerti, di ascoltarti, di stimarti.
Lorenzo, nel Giardino dei Giusti che c’è dentro il mio
cuore, l’albero che in tuo onore ho piantato non si seccherà
mai.
Patrizia
Gentilini
Forlì, 25 settembre 2007