Contributo di Pietro CombaUn maestro
Nell’ottobre 1981, Tomatis venne a Padova per parlare al convegno della Società Italia di Medicina del Lavoro, dedicato quell’anno ai tumori professionali. Mentre eravamo lì, si seppe che era stato nominato direttore della IARC, e questa notizia fu da noi accolta con entusiasmo, anche perché avevamo la sensazione, in qualche misura, di giocare nella sua stessa squadra, pur svolgendo un ruolo enormemente più modesto e circoscritto. Qualche anno dopo, nel novembre 1988, a Firenze, presentai una relazione a un congresso al quale partecipava anche lui. Dopo il mio intervento, mi disse in modo garbato e lievemente ironico che condivideva il contenuto ma il mio tono era stato un po’ sopra le righe. Avrei potuto parlare con maggior sobrietà e uguale efficacia. Negli anni successivi cercai sempre di mettere in pratica questo insegnamento. Quando Renzo tornò in Italia, fu più facile per noi avere contatti con lui, anche perché grazie alla posta elettronica gli si poteva chiedere per esempio di leggere un lavoro e formulare dei commenti, compito al quale non si sottraeva, ovvero di dare un parere su un particolare progetto di ricerca. Coerentemente con la sua impostazione ben riflessa nel progetto delle Monografie IARC, il suo interesse andava soprattutto agli studi relativi ad agenti la cui cancerogenicità era sospetta ma non provata, come i campi elettromagnetici e le emissioni degli inceneritori. Gli scambi con lui su questi temi costituirono per noi una fonte di grande arricchimento. Ho incontrato Renzo l’ultima volta a Mantova nel dicembre scorso. A pranzo chiese che gli portassero solo delle mele (di cui elogiò la bontà). Nei mesi successivi lavorò ancora molto grazie alla posta elettronica. A maggio, a fronte di una ulteriore serie di documenti che gli chiedevo di leggere, mi scrisse che era stanco. E questo, come ho capito dopo, era stato il suo garbato e discreto modo di salutarmi.
Pietro Comba
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